sabato 29 marzo 2014

ROH Live Event #3 Raising The Bar Night 1

La Ring of Honor sbarca in Wisconsin, più precisamente a Milwakee, per la prima serata nominata "raising the bar".
In questo evento, Taven prova a replicare ciò che fece all'undicesimo anniversario, ovvero pinnare Cole e strappargli il titolo (allora il titolo era quello TV); Strong affronta uno di quelli che "ha usato la ROH come trampolino", ovvero Hero; i Bucks tornano e formano un dream team con Kevin Steen (Qualcuno ha detto Mount Rushmore?) 



Voti
Jay Lethal vs Silas Young. 7
Micheal Bennett vs Tyson Dux. 6/7
ReDRagon vs Adrenaline Rush vs Outlaw Inc. 6,5
The Decade vs Cedric Alexander & Adam Page. 7+
Chris Hero vs Roderick Strong. 8+
Micheal Elgin & Briscoe Brothers vs Kevin Steen & Young Bucks. 8,5
Adam Cole vs Matt Taven. 8

La serata inizia con tre match buoni, ma decisamente non memorabili. Lethal sfoggia le sue abilità contro un sempre-più-concreto Silas, uno dei wrestler più sottovalutati (e messo sotto osservazione da Truth Martini). Questo è il più classico degli opener, carino, divertente, poco impegnato.
Poi assistiamo al ritorno del canadese Tyson Dux, impegnato contro il solito mediocre Micheal Bennett. Da uno scontro tra mediocri, senza una storia dietro, ci si può aspettare un ottimo match? Certo che no. Ed infatti le attese sono state rispettate. Come al solito Bennett fa il figo, chiudendo con l'Anaconda Vice (certo, se tornasse qualcuno, il feud sarebbe già scritto...)
Infine arriva il match peggiore e più deludente della serata. Sul ring abbiamo due ottime coppie (che hanno già dimostrato il loro valore) e Kingston & Homicide. La stipulazione è abbsatanza strana, dato che se una coppia vince il Triple Threat si guadagna un match titolato istantaneo. Questo ha interrotto il match, rallentando il ritmo (che già non era molto elevato, a causa delle due piaghe) e ha abbassato la valutazione. Ancora una volta gli Adrenaline Rush vincono una battaglia, ma perdono la guerra.

La serata prosegue con due incontri che vedono protagonista la Decade. Il primo è un classico tag team match tra i veterani ed i giovani leoni, la versione ridotta del match dell'anniversario. Qui arriva il primo vero colpo di scena di questa storyline, con il giovane Page che comprende la difficoltà di lottare contro quei tre mostri del ring e mette in campo la filosofia del "se non li posso battere, mi unisco a loro". Comunque non lo definirei un turn, dato che si è alleato controvoglia e sotto una forte pressione.
Alexander, di riflesso, emerge ancora più forte, poichè non si piega alle minacce dei veterani e si ribella al sistema. La svolta decisiva arriverà a Supercard of Honor, quando potrà sfidare one vs one il membro (ahaha, membro cit.) più forte della stable, ex campione del mondo, Roderick Strong.
Strong che, però, ha subito una dura lezione da uno dei principali bersagli della stable, il rientrante Chris Hero. Il tutto è comunque mediato da un'ottima prestazione e dal fatto che Hero sia in orbita World Title. Questi due potrebbero dare sicuramente di più, ma per essere un match a metà card di un Live Show è stato decisamente positivo.

Passiamo ai due match finali.
Il primo è stato un gran match a più uomini, che ha visto coinvolti sei grandissimi lottatori. Da una parte abbiamo i Mount Rushmore (gli Young Bucks e Kevin Steen), dall'altra abbiamo uno strano trio, formato da i Briscoe (più diversi che mai) e Micheal Elgin, in feud con Jay fino a poco fa.
Questo match è stato un regalo ai fan più che un match a culmine di una rivalità o un match sentito. Nonostante ciò, il divertimento è assicurato, grazie alla spottosità (anche se non eccessiva) degli Young Bucks, alla concretezza dei Briscoe e all'imprevedibilità di Steen e di Elgin. Questo misucuglio di stili ci ha regalato il match della serata, anche se con una decina di minuti in più avremmo avuto un MOTYC. Ovviamente il Super Piledriver è la mossa della serata a mani bassissime.
Infine abbiamo Cole e Taven, un match (come già detto) con una lunga storia dietro. Il match è piacevole, entrambi non sono certo risparmiati, però la cosa più interessante è il "gioco di specchi", visto nel finale.
L'anno scorso Taven vinse il titolo, da heel, grazie all'intervento decisivo di Truth Martini, mentre un Cole, face, ma dubbioso, ci aveva rimesso la cintura. Ora, invece, è Cole che approfitta dell'ingresso di Truth, ormai in piena rivalità con l'ex assistito.
Comunque, aldilà del match, mi preme sottolineare l'incredibile lungimiranza di Delirious, che a più di un anno di distanza riprende una bella storia, la arricchisce e la sfrutta per costruirne di nuove. Questo è grande booking, oltre che grande wrestling.

Per oggi ho finito, vi aspetto al prossimo editoriale.

Un saluto, Jacopo

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